La Biografia

     Giorgio Delben nasce a Trieste nel 1946 e ,sin da bambino, scopre la sua vocazione per la pittura; nella sua vicenda artistica ci sono delle pause: la vita le ha richieste. Ma forse si tratta di pause necessarie per dare all'artista consapevolezza ed approfondimento alla ricerca.

          Negli anni successivi intensifica il suo rapporto con l' espressione attraverso approcci eterogenei che fanno presagire gli sviluppi multiformi della sua attività. Pur non passando attraverso i percorsi formativi tradizionali, approfondisce in maniera autonoma diverse tematiche storiche, tra cui lo studio di pittori e scultori sia antichi che contemporanei.

          Affronta così diverse tecniche come il classicismo formale, l’impressionismo applicato al paesaggio, la pop-art, l’astrattismo e il ritratto: proprio da quest’ultimo rimane impressionato, la difficoltà e la facilità si sormontano alternandosi e ciò che si sviluppa è un particolare interesse per l’espressione e l’emotività dei soggetti. Continua così nell’artista la volontà di approfondimento.

          Ma pure nei momenti di incertezza c'è posto per la fantasia: esplosioni tematiche straordinarie, storie fantastiche di racconti surreali, per poi ricadere nuovamente in piedi e dedicarsi alle forme corporee.Un continuo vortice di ricerca del colore, della luce, di vibrazioni tonali, di architetture plastiche. Un'attenzione particolare viene rivolta allo studio ed alla realizzazione di nuovi materiali e tecnologie che allarghino le possibilità dell'approccio espressivo.

          Nell'ultimo decennio si esprime anche con la scultura attraverso opere che parlano del corpo. Codici non sempre decifrabili per il profano ma intensi quanto innovativi del mondo contemporaneo. Lo studio sulla mostra intitolata "Palestra" esprime riflessioni sugli atteggiamenti, sui colori, sui movimenti, sul significato stesso della vita, svuotata dall'ansia, dall'ambizione; forse non dall'esibizionismo ma comunque alla ricerca della propria armonia nel corpo, nello spirito, nella mente.

          Negli anni dal 1970 al 2008 partecipa a numerose mostre personali e collettive; l'"Albergo Al Viale" ed il "Caffè Tommaseo" ospitano entrambi delle sue mostre permanenti.

          Un suo bronzo "Dipendenza", ha offerto lo spunto per una tesi di laurea sul disagio sociale.

          Nel 2007 pubblica un libro intitolato "Giorgio Delben - Opere dal 1995 al 2007". Copie sono a disposizione del pubblico nelle collezioni delle più importanti biblioteche. Nel mondo: la British Library di Londra, la New York Public Library, la Bodleian Library di Oxford, la Cambridge University Library, la Biblioteca del Congresso di Washington, la National Library of China, la National Library of Scotland ad Edimburgo, la New Bibliotheca Alexandrina di Alessandria, la National Diet Library di Tokio, la National Library of Calcutta, la National Public Library di San Pietroburgo, la National Gallery of Australia di Canberra; e in Italia: la Biblioteca Marciana di Venezia, la Biblioteca Ambrosiana di Milano, la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, oltre alle tre biblioteche pubbliche di Trieste.

          Ha partecipato a diversi trasmissioni televisive sull'arte con Andrea Diprè.

          Giorgio Delben lavora a Trieste dove gestisce un laboratorio di welness in cui si occupa di bellezza e cura della persona.

Il Percorso Artistico
1964
Incontra a Cervignano del Friuli Ermete, suo datore di lavoro, maestro artigiano, grande amante delle arti figurative, con il quale inizia la sua prima esposizione di opere. Compartecipa a Grado alla conferenza sulla Pop Art con il suo maestro, Ermete.

1965
Inizia il suo percorso autonomo presentando le sue opere in una mostra itinerante tra Grado, Cervignano e Palmanova, intitolata "Isole" esprimendo in essa i suoi studi su un colorismo non destinato a rappresentare la natura bensì le emozioni. Quadri bruciacchiati ad arte in modo che la combustione diventi parte del percorso espressivo e non provochi l'incenerimento completo delle tele. Il foro della bruciatura viene a sua volta riempito sul retro con un altro pezzo di tessuto di colore differente in una contrapposizione di volumi scagliati gli uni contro gli altri in modo da ricordare delle isole. La striscia nera, lasciata dalla bruciatura contribuisce al senso di profondità e tridimensionalità fino a trasformare queste isole in rilievi montuosi con tanto i picchi e colline immerse nelle tinte dense. Queste le improponibili isole da scoprire non tanto sotto il profilo naturale quanto sotto quello psicologico.

1967
A Firenze durante l'alluvione, ne descrive figurativamente le esperienze vissute in un'opera intitolata "La piena".

1968
Trasferitosi a Trieste, descrive la parte vecchia della città ed in particolare i caratteri del ghetto dipingendo "Scorci di Trieste".

1969
In uno studio sui colori autunnali del Carso Triestino tra pietra e sommaco, dipinge "Natura Carsica".

1970
Partecipa a Grado ad una Ex-Tempore sulla spiaggia con l'opera "l'onda".

1976
Inizia il suo approfondimento sul ritratto e sulla personalità.

1977
Nei dieci anni dal 1977 al 1987 allestisce mostre itineranti e non nel Friuli Venezia Giulia, a Venezia, Milano e Novara.

1989
Inizia lo studio della psicologia dell'essere con la scomposizione della realtà interiore che per mezzo di forti angolazioni visive del dialogo umano diviene in "Sensazioni" il momento magico quando l'artista cattura dal vivo immagini che vengono fissate e create da forti pulsioni emozionali in una continua ricerca visiva.

1991
Descrive in "Il rumore può diventare colore, il colore musica" come da cromatismi squillanti nascano esplosioni di luce scaturite dalla emotività dell'artista.

1993
Dipinge a Venezia "Carnevale in piazza".

1993
In "Palestra" e "Omaggio a Guttuso" esprime riflessione sugli atteggiamenti, sui colori, sui movimenti, sul significato stesso della vita svuotatata dall'ansia o forse dall'ambizione, sicuramente non dall'esibizionismo, E' comunque alla ricerca della propria armonia nel corpo, nello spirito, nella mente scendendo piano piano negli armoniosi movimenti di studio delle posizioni.

1995
Al Concorso patrocinato dalla provincia di Torino e indetto dal quotidiano La Stampa denominato "Telaccia d'oro" interpreta come semplice disegno di energia positiva, una reazione cosmica che spazza via le tensioni con chiaro segno evolutivo ove ci sia maggiore spazio per una pace interiore. Egli vi partecipa con "Contrapposizione della primavera in città che si accartoccia con la primavera cosmica"

1995
A Ferrara, si aggiudica il primo premio nel settore surrealismo con l'opera "Proiezioni energetiche"

1995
A Roma dipinge "Sintesi bionica" da una fase di temi e idee che si richiamano all'esperienza surralista passa, mano a mano, ad una pittura sempre più figurativa.

1997
Nella mostra itinerante denominata "Viaggio nella memoria e ritorno", espone quadri dalla forza magnetica, frammenti di astri luminescenti dove il flusso dei colori felici opera l'energia con prospettive liberatorie e con sogni reinviati all'infanzia.

1998
Nell'opera denominata "La goccia cosmica del III millenio", nella visione dell'artista, una goccia può rappresentare la vita, energia che trasforma le tensioni in benessere, amore e gioia .. per vivere.

1998
Nell'opera denominata "Nell'armonia delle mani si proietta la goccia di luce", l'artista fa un omaggio a tutte le mani che lavorano: dal barista al chirurgo, dall'architetto al muratore, o al pranoterapeuta che può usarle come conduttrici della sua energia guaritrice.

2000
Nel 2000 e nel 2002 l'artista compone le sue opere sull'arenile di Grado (Gorizia) dove la sabbia può essere solida e consistente e ci si può divertire a delinerala come durevole. In queste occasioni è però anche fondamentale vedere come l'artista trasforma il gioco in arte e come concepisce composizioni affascinanti destinate a non sgretolarsi e a rimanere.

2002
Nella Mostra dedicata al Muay Thaj il lavoro è incentrato sulle potenzialità di ciò che c'è, Egli è presente in un determinato evento e dunque la scultura coglie perfettamente l'essenza ed è come una molla compressa pronta a flettersi ed a compiere un lavoro in questa disciplina che vive di attesa e di velocità scatenando tutta la sua potenzialità

2002
In "Hardart" esposto a Gorizia, la vena poetica dell'artista non conosce cali di tensione, L'arte esplicita in sculture in cui l'erotismo non si nasconde dietro abiti che rivestono. Un'arte che descrive in maniera grafica e chiara dettagli che si inscrivono a pieno tiolo nella storia dell'arte.

2005
In "Non bastano gli occhi" esposto a Gorizia, le forme parlano di ricerca artistica, psicologica e umana senza le quali degli elementi di materia non sarebbero altro che materia inerte.

2005
In "L'anima del ritratto" esposto ad Anzola Emilia, l'artista evidenzia la luminosità dello sguardo e la profondità psicologica del soggetto ritratto al punto da avvicinarlo al risultato fotografico.

2006
In "Trasmutazione" l'oggetto meccanico diventa scultura, movimento e gioco.

2009
In "Quadri di luce" esposti a Sappada, riflettono le figure in movimento prospettico accentuandone la profondità mediante una tecnica innovativa che porta l'artista a creare lo sfondo con un impastoi di marmorino e alabastro visualizzando così l'assorbimento della luce e creando in retrospettiva un arcobaleno di colori.

2009
Compone un progetto per una scultura monumentale denominata "La Signora del Carso" come omaggio a Rainer Maria Rilke.

 

Da diversi anni, annualmente sorprende i passanti di Cortina con le sue sculture di ghiaccio.

Il nome di Giorgio Delben è presente nelle enciclopedie di Arte Internazionale ed egli collabora da tempo con alcuni famosi fotografi italiani e stranieri nella esplorazione di nuove tecniche da applicare alla arti figurative



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